EFSA – Carmilla on line https://www.carmillaonline.com letteratura, immaginario e cultura di opposizione Thu, 01 May 2025 23:18:21 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.9.26 Guerra agli ulivi/3 https://www.carmillaonline.com/2018/05/13/guerra-agli-ulivi-3/ Sun, 13 May 2018 09:00:39 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=45545 di Alexik

[A questo link il capitolo precedente.]

Non so se Maurizio Martina, segretario di un partito morente, nonché ministro (forse ancora per poco) di un governo morente, sia talmente permeato dall’oscurità della morte da infonderla in ogni suo atto.

Il suo ultimo lascito, il decreto del MinPAAF del 13 febbraio, dispone infatti un ecocidio su larga scala da attuarsi sull’intero territorio rurale della provincia di Lecce e su vaste aree delle provincie di Brindisi e Taranto. Un avvelenamento che coinvolgerà ogni forma di vita, lasciando dietro di se una [...]]]> di Alexik

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Non so se Maurizio Martina, segretario di un partito morente, nonché ministro (forse ancora per poco) di un governo morente, sia talmente permeato dall’oscurità della morte da infonderla in ogni suo atto.

Il suo ultimo lascito, il decreto del MinPAAF del 13 febbraio, dispone infatti un ecocidio su larga scala da attuarsi sull’intero territorio rurale della provincia di Lecce e su vaste aree delle provincie di Brindisi e Taranto.
Un avvelenamento che coinvolgerà ogni forma di vita, lasciando dietro di se una pesante eredità per le generazioni future.

Allo scopo di sterminare il Philaenus spumarius (l’insetto accusato di espandere la batteriosi da Xylella fra gli ulivi) il decreto del MinPAAF  impone l’uso obbligatorio e massivo di pesticidi nelle campagne salentine. 
Impone di spargere per quattro volte, da qui a fine anno, sostanze neonicotinoidi e neurotossiche non solo sugli uliveti, ma su qualsiasi pianta coltivata potenzialmente ospite del batterio Xylella, che sia  elencata nella banca dati della Commissione Europea. Una banca dati che conta attualmente 359 specie vegetali, molte delle quali comunissime e diffuse, come il rosmarino, la salvia, la lavanda, l’alloro, l’oleandro, il mandorlo, il susino ….
Il che vuol dire avvelenare ovunque.
Il decreto raccomanda di “estendere i trattamenti alle zone incolte o alle erbe spontanee”. Non si limita quindi alle terre coltivate ma comprende anche i campi usati normalmente come pascolo, in maniera da assicurare, per ogni possibile via, l’accesso delle sostanze insetticide alla nostra catena alimentare.

Quanto ai principi attivi da irrorare, selezionati dal Centro di ricerca ‘Basile Caramia’ di Locorotondo, essi possono vantare una lunga storia di tossicità a danno degli esseri viventi.
Come per esempio l’Imidacloprid, un neonicotinoide ormai universalmente riconosciuto fra i principali responsabili delle morie degli insetti impollinatori.

Vale la pena ricordare che senza insetti impollinatori non solo non c’è più agricoltura, almeno come l’abbiamo conosciuta fino ad ora.
Senza insetti impollinatori non c’è più riproduzione per migliaia di specie botaniche.

Ogni attacco agli impollinatori è un attentato a largo raggio contro la biodiversità vegetale, e di conseguenza contro la biodiversità animale che della prima si nutre e si serve per sopravvivere.
In questo quadro anche aspetti gravissimi, come la nostra sicurezza alimentare e gli effetti sulla nostra salute, passano quasi in secondo piano, perché il danno che si prefigura è un danno sistemico, è la rottura di un delicato equilibrio che permette la vita e le interrelazioni fra gli esseri viventi.
Ed è un danno già noto.

Già da una ventina d’anni ha cominciato a diffondersi  nel mondo il fenomeno del ‘Colony Collapse Disorder’, cioè l’abbandono delle arnie da parte delle api operaie.
Per primi se ne accorsero gli apicoltori francesi nella seconda metà degli anni ’90, quando denunciarono una significativa perdita di api attribuibile all’uso dell’Imidacloprid.
Nel 1999, il ministro francese dell’agricoltura sospese l’uso dell’insetticida sui semi di girasole e nel 2004 sulle sementi di mais, dopo che un comitato scientifico di nomina governativa ne aveva confermato la nocività1.
Nel 2009 il ‘Colony Collapse Disorder’ provocò negli USA una diminuzione del 29 % della popolazione degli alveari, salita al 34 % nel 2010. Già allora l’Imidacloprid venne considerato come concausa, accusato di indebolire il sistema immunitario delle api e di renderle più esposte alle infezioni da Nosema2.
Due anni dopo, a fronte dell’estendersi del ‘Colony Collapse Disorder’ in Inghilterra, l’equipe di Dave Goulson dell’Università di Stirling (UK) pose al centro dell’indagine gli effetti neurotossici dell’Imidacloprid, correlandoli alla perdita dell’85% nel numero di api regine, ed all’incapacità delle operaie di ritrovare le arnie di ritorno dai viaggi di raccolta del cibo3.

L’azione neurotossica dell’Imidacloprid spiega molto sull’abbandono degli alveari.
Le api smarriscono la strada perché l’insetticida le priva della memoria, lede la loro capacità visiva, e l’acquisizione sfalsata delle immagini facilita la perdita dell’orientamento.
Lede inoltre il loro senso dell’olfatto, fondamentale per il riconoscimento del saccarosio e l’approvvigionamento del cibo4.
Dall’olfatto dipende anche  la comunicazione fra gli insetti che avviene per via chimica, attraverso i feromoni.  E quando le api non comunicano, le funzioni  comunitarie cominciano a degradarsi: le api regine morenti non vengono sostituite, il cibo non arriva più all’alveare che a poco a poco collassa5.
L’Imidacloprid colpisce le api in ciò che hanno di più caro: il ritorno alla loro comunità di appartenenza, le loro capacità relazionali, le loro funzioni sociali.

Oltre all’Apis mellifera, l’Imidacloprid non risparmia altri impollinatori come bombi e farfalle.
Come per le api, gli sciami dei bombi esposti  hanno dimostrato una crescita molto inferiore al normale, una drastica riduzione delle nascite di regine, una ridotta capacità di procurare il cibo6.
Per quanto riguarda i lepidotteri, gli effetti letali sono stati verificati sugli adulti di Coleomegilla maculata, Harmonia axyridis, e Hippodamia convergens, e sulle larve di Monarca, Danaus plexippus, Vanessa cardui7.

Ormai sono innumerevoli le ricerche sulla nocività dell’ Imidacloprid.
L’European Food Safety Autority ne ha analizzate 700 sull’esposizione delle api mellifere, api solitarie e bombi ai residui contenuti nel polline, nel nettare, nell’acqua e nella polvere che si disperde durante la semina di semi trattati, confermando in un rapporto del febbraio di quest’anno i rischi per tutti gli insetti considerati8.
Sulla base del Rapporto EFSA, la Commissione Europea, che già aveva deciso una moratoria nel 2013, ha disposto il divieto di utilizzare in campo aperto tre nicotinoidi, fra cui l’Imidacloprid, dalla fine del 20189.

Risulta bizzarro che il Ministero delle Politiche Agricole e la Regione Puglia dispongano l’uso massivo del pesticida proprio mentre l’Europa lo mette al bando.
Che sia per finire le scorte prima che sopraggiunga il divieto ?
O forse le nostre autorità guardano già ‘oltre’, verso l’avvento di un salto tecnologico che permetta, in un futuro non troppo lontano, di poter fare a meno di insetti così inadeguati a relazionarsi con le meraviglie della chimica?

In molti si sono già attrezzati per ‘il salto’:
Droni impollinatori vengono già commercializzati dalla Aermatica 3D, e l’anno scorso i Giapponesi dell’Aist di Tsukuba ne hanno brevettato uno piccolo come un colibrì.
Wallmart ha presentato un brevetto per api robotizzate autonome,  un drone più avanzato dotato sensori e telecamere per rilevare la localizzazione delle coltivazioni.
Ma il progetto più inquietante, tenuto a battesimo dalla US Defense Advanced Research Projects Agency e attualmente in via di sviluppo da parte di un team della Harvard University, è sicuramente il RoboBee, un robot volante di 3 cm con sensori di visione, utilizzabile per l’impollinazione artificiale ma anche per fini di sorveglianza.
Lo scenario profetizzato da Hated in the Nation non è poi così irrealistico.
Come non è poi tanto irrealistico prevedere che droni e robot impollinatori siano destinati alle coltivazioni dell’agroindustria, e non alle migliaia di piante spontanee la cui sopravvivenza non genera profitto.
Mi chiedo poi se debba considerarsi irrealistica la sostituzione con droni e robot anche degli uccelli, delle lucertole10, degli anfibi11, e di tutti gli animali che subiscono la contaminazione da Imidacloprid.

Fra questi gli uccelli sono colpiti in maniera particolare, visto che l’insetticida entra nella loro catena alimentare sia tramite i semi trattati che attraverso insetti contaminati.
Gli effetti dell’esposizione sono stati testati su uccelli migratori granivori, che hanno mostrato un calo significativo delle riserve di grasso e della massa corporea, e la perdita della capacità di orientamento nella migrazione12.

Uno studio olandese ha approfondito le cause del declino della popolazione aviaria insettivora nelle aree dei Paesi Bassi dove è presente una maggiore contaminazione da Imidacloprid nelle acque. L’indagine ha registrato percentuali di diminuzione degli uccelli fino al 3,5% in media ogni anno, non solo a causa dell’alimentazione con insetti contaminati, ma per la penuria di cibo causata dalla forte riduzione del numero degli insetti stessi, uccisi dal pesticida13.

E’ un fenomeno simile a quello osservato oggi in Francia, dove decine di specie aviarie insettivore hanno visto le loro popolazioni ridursi vertiginosamente negli ultimi 15 anni – in alcuni casi di due terzi – a causa della scomparsa degli insetti nelle aree caratterizzate da estese monocolture di grano e mais, pesantemente trattate con pesticidi.
Benoit Fontaine, biologo del Muséum national d’Histoire naturelle e coautore dello studio francese, definisce la situazione catastrofica: “le nostre campagne stanno diventando un vero deserto14.

Ed è questo forse il modello a cui ci stanno preparando: il deserto.
Il deserto di un’agricoltura senza contadini né braccianti, priva del canto degli uccelli e del volo delle api, dove l’unica vita consentita sia quella brevettabile. (Continua)


  1. Brant Reuber, 21st Century Homestead: Beekeeping, 2015, p. 135. 

  2. USDA, Colony Collapse Disorder Progress Report, giugno 2010, pp. 43. 

  3. Damian Carrington, Pesticides linked to honeybee decline, The Guardian, 29 marzo 2012. Thomas James, Dave Goulson,  The environmental risks of neonicotinoid pesticides: a review of the evidence post 2013, in ‘Environmental Science and Pollution Research’, July 2017, Volume 24, Issue 21, pp 17285–17325. 

  4. Alessandro Zanella, Contaminazione ambientale di api da insetticidi neonicotinoidi. approntamento di una metodologia analitica per la sua valutazione su singolo insetto, Tesi di laurea in chimica, Università degli Studi di Padova, anno accademico 2010/11, pp. 12/13. 

  5. Mara Andrione, Giorgio Vallortigara, Renzo Antolini, Albrecht Haase, Neonicotinoid-induced impairment of odour coding in the honeybee, Scientific Report, 1 dicembre 2016. 

  6. Feltham, Hannah, Park, Kirsty, Goulson, Dave, Field realistic doses of pesticide imidacloprid reduce bumblebee pollen foraging efficiency, in ‘Ecotoxicology’, April 2014, Volume 23, pp 317–323. 

  7. Vera Krischik, Mary Rogers, Garima Gupta, Aruna Varshney , Soil-Applied Imidacloprid Translocates to Ornamental Flowers and Reduces Survival of Adult Coleomegilla maculata, Harmonia axyridis, and Hippodamia convergens Lady Beetles, and Larval Danaus plexippus and Vanessa cardui Butterflies, in PLoS One. 2015; 10(3).  

  8. European Food Safety Authority, Evaluation of the data on clothianidin, imidacloprid and thiamethoxam for the updated risk assessment to bees for seed treatments and granules in the EU, 1 febbraio 2018. 

  9. Dall’Unione Europea stop ai pesticidi killer delle api, National Geographic Italia, 27 aprile 2018. 

  10. Anna Cardone, Imidacloprid induces morphological and molecular damages on testis of lizard (Podarcis sicula), Ecotoxicology. 2015, Vol.24, No.1, p.94. 

  11. Beyondpesticides, Amphibians

  12. Margaret L. Eng, Bridget J. M. Stutchbury , Christy A. Morrissey, Imidacloprid and chlorpyrifos insecticides impair migratory ability in a seed-eating songbird, in ‘Scientific Reports’, 9 novembre 2017.  

  13. Caspar A. Hallmann,Ruud P. B. Foppen, Chris A. M. van Turnhout, Hans de Kroon, Eelke Jongejans, Declines in insectivorous birds are associated with high neonicotinoid concentrations, Nature 13531, 2014. 

  14. Agence France-Presse, Catastrophe’ as France’s bird population collapses due to pesticides, The Guardian, 21 marzo 2018. 

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Guerra agli ulivi/2 https://www.carmillaonline.com/2017/09/19/guerra-agli-ulivi2/ Tue, 19 Sep 2017 06:37:52 +0000 https://www.carmillaonline.com/?p=40746 di Alexik

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Vennero con le ruspe. Vennero con le divise ed una carta in mano: l’ingiunzione di abbattimento, in nome della Legge, dell’Europa e della Scienza. In nome di analisi condotte di nascosto e mai mostrate ai proprietari. Era il 13 aprile 2015 quando il primo ulivo secolare di Oria (BR), marchiato come infetto, cadde a pezzi sotto le motoseghe. Intorno contadini in protesta e solidali, che per qualche ora, assediando le ruspe, erano riusciti a fermarle.

Triste [...]]]> di Alexik

[A questo link il capitolo precedente.]

Vennero con le ruspe.
Vennero con le divise ed una carta in mano: l’ingiunzione di abbattimento, in nome della Legge, dell’Europa e della Scienza. In nome di analisi condotte di nascosto e mai mostrate ai proprietari.
Era il 13 aprile 2015 quando il primo ulivo secolare di Oria (BR), marchiato come infetto, cadde a pezzi sotto le motoseghe.
Intorno contadini in protesta e solidali, che per qualche ora, assediando le ruspe, erano riusciti a fermarle.

Triste epilogo della gestione Vendola del governo regionale, inaugurata con la legge a protezione degli ulivi monumentali e conclusa con i loro abbattimenti. Lo stesso Servizio Fitosanitario Regionale, che avrebbe dovuto difendere i patriarchi, contribuiva invece a condannarli.

Tre mesi prima il Consiglio dei Ministri aveva decretato lo stato di emergenza “in conseguenza della diffusione nel territorio nella Regione Puglia del batterio patogeno da quarantena Xylella Fastidiosa”1.
Non era una novità nel paese dell’emergenza permanente.
Il nemico: un microorganismo trasportato da un insetto, bandito dall’Unione Europea, ed accusato di essere l’unico responsabile del disseccamento rapido che da anni sta bruciando gli uliveti dell’agro leccese e brindisino.
Un nemico da annientare tramite irrorazione massiva di veleni contro gli insetti vettori, e tramite gli abbattimenti di massa delle piante, in un cortocircuito logico dove per ‘salvare gli ulivi’ bisogna distruggerli e distruggere gli equilibri del loro ecosistema.

Ma forse salvare gli ulivi della tradizione salentina dal disseccamento rapido non era nel novero degli obiettivi di una vasta serie di soggetti.

Il complesso del disseccamento rapido dell’ulivo (CoDiRO) è una fitopatologia che porta la complessità già scritta nel suo nome.
Di tale complessità la scienza sembrava aver preso atto nei primi anni di sviluppo della malattia, considerandola il frutto dell’attacco di una serie di patogeni in connessione fra loro, in un contesto di abbassamento delle difese immunitarie delle piante, degrado dei terreni e inquinamento da pesticidi.
Numerose analisi rilevavano sulle piante malate non solo la presenza sporadica di Xylella Fastidiosa, ma spesso l’esistenza di funghi lignicoli capaci di impedire la circolazione linfatica, oltre ai canali delle larve del rodilegno, che aprono la strada alle infezioni fungine. Questo suggeriva che il batterio da quarantena non fosse l’unico responsabile della patologia.
Una multiformità dei patogeni veniva riscontrata dell’Osservatorio Fitosanitario Regionale, dai ricercatori dell’Università di Foggia, dall’Università e dal CNR di Bari, dalla Rete di Laboratori Pubblici di Ricerca SELGE.2
Pietro Perrino, già Direttore dell’Istituto del Germoplasma del CNR di Bari, poneva in correlazione il largo uso del glifosato, utilizzato per decenni per diserbare gli uliveti, con la maggiore vulnerabilità delle piante, l’impoverimento dei suoli, la distruzione dell’equilibrio microbiologico, la virulenza delle infezione fungine.3
Cristos Xiloyannis, docente dell’Università della Basilicata, dimostrava l’importanza di rafforzare le difese immunitarie degli ulivi nutrendoli, ripristinando lo strato di sostanza organica distrutto da decenni di gestione chimica dei suoli.4

Interventi antitetici a quelli imposti dalla Commissione Europea, il cui obiettivo dichiarato è sempre stato esclusivamente rivolto alla ‘eradicazione’ (il virgolettato è d’obbligo, viste le scarse possibilità di eradicarlo davvero) del batterio da quarantena, anche con dosi massiccie di chimica, e non alla diagnosi delle cause complesse del CoDiRO ed alle cure, soprattutto se condotte con metodiche in conflitto col mercato dei pesticidi.

E’ tipico della mentalità tecnocratica identificare un obiettivo ristretto, avulso dal suo contesto, da perseguire senza porsi il problema se le metodologie utilizzate abbiano o meno delle conseguenze devastanti.

E’ il caso della Decisione di esecuzione UE 2015/789 che imponeva di rimuovere, nel raggio di 100 m. da ogni pianta ritenuta infetta da Xylella, tutte le piante potenzialmente ospiti del patogeno, indipendentemente dal loro stato di salute.
In pratica, ordinava di creare più di tre ettari di deserto attorno ad ogni singolo ulivo risultato positivo alle analisi.
Misura devastante e dai dubbi risultati in termini di efficacia, se l’obiettivo dichiarato era quello di eradicare il batterio.
Erano infatti noti i fallimenti a livello mondiale di tutti i tentativi di eliminare la Xylella attraverso la distruzione delle piante, così elencati dall’ European Food Safety Authority (EFSA):

I tentativi di eliminare X. fastidiosa sono stati fatti in tutto il mondo, inclusa l’eradicazione della clorosi variegata di agrumi in Brasile e della malattia di Pierce sull’uva nel centro di Taiwan. Nonostante questi tentativi, la percentuale di piante infette in Brasile è aumentata dal 15,7 % del1994 al 34% del 1996 e, secondo recenti indagini, circa il 40% delle 200 milioni di piante di arance dolci a São Paulo sono infettate da X. Fastidiosa.
A Taiwan, la malattia persiste, nonostante la rimozione tempestiva di migliaia di vitigni colpiti dalla malattia di Pierce dalla scoperta della malattia nel 2002. In California, la malattia di Pierce è endemica. Purcell osserva che “Nonostante questa eradicazione di vitigni in diverse località che hanno coinvolto piani di grandi dimensioni per più anni, non c’era alcuna prova che lo sforzo di rimozione avesse alcun vantaggio misurabile
“.

Di questi fallimenti la Commissione Europea ne era ben consapevole, dato che l’EFSA è la sua consulente scientifica sulla Xylella, ma l’inutilità delle devastazioni auspicate non è servita a farle cambiare idea, visto che l’Italia è sotto procedura d’infrazione per non aver abbattuto abbastanza.

Per dirla con Pietro Perrino : “leggendo le direttive e le decisioni della C.E. si ha la percezione che esse fissino prima l’obiettivo che vogliono raggiungere (abbattimento delle piante d’olivo) e poi costruiscano artatamente il percorso per raggiungerlo.”

Tutti i provvedimenti normativi europei, nazionali e regionali sull’emergenza Xylella nel Salento, prevedevano inoltre ulteriori misure a forte impatto ambientale, quali l’irrorazione a tappeto di insetticidi per lo sterminio del Philaenus spumarius, l’insetto vettore.
In proposito l’EFSA avvertiva:

L’uso intensivo del trattamento con insetticidi per limitare la trasmissione delle malattie e il controllo del vettore degli insetti può avere conseguenze dirette e indirette per l’ambiente modificando intere reti alimentari con conseguenze cascate e quindi interessando diversi livelli trofici. Ad esempio, l’impatto indiretto dei pesticidi sull’impollinazione è attualmente una questione di grave preoccupazione. Inoltre, i trattamenti su larga scala di insetticidi rappresentano anche rischi per la salute umana e animale.”

Eppure l’uso a tappeto di insetticidi veniva imposto agli agricoltori, con tanto di controllo delle fatture di acquisto5.

La Regione Puglia consigliava in particolare l’uso di:

Clorpirifos, riconosciuto anche dal nostro Ministero della Salute come interferente endocrino con gravi effetti sui feti e sui bambini.
Dimetoato, neurotossico. Nocivo per l’uomo per ingestione, inalazione e per contatto con la pelle.
Piretroidi, neurotossici. Non sono insetticidi selettivi, eliminano tutti gli insetti nell’area di irrorazione.
Etofenprox, tossico per le api e altri insetti non target.
Imidacloprid, neonicotinoide. Sospetto responsabile della moria delle api del 2008-2009, e delle morie di insettivori.
Buprofezin, irritante.

Un avvelenamento di massa, un danno ambientale con conseguenze imprevedibili. (Continua)

 


  1. Deliberazione del Consiglio dei Ministri del 10 febbraio 2015: dichiarazione dello stato di emergenza per la diffusione del batterio Xylella fastidiosa in Puglia, 10 febbraio 2015. 

  2. Nota del 15/10/2013 n. 16/2013 del CRN – Istituto di Virologia vegetale di Bari, Università degli Studi di Bari- Dipartimento di Scienze del Suolo della Pianta e degli Alimenti e Selge – Rete di Laboratori Pubblici di Ricerca.
    Antonia Carlucci, F. Lops, F. Cibelli, M. L. Raimondo (2015). Phaeoacremonium species associated with olive wilt and decline in southern Italy. Eur. J. Plant Pathol (2015)141:717–729 DOI 10.1007/s10658-014-0573-8.
    A. Guario, F. Nigro, D. Boscia, M. Saponari, Disseccamento rapido dell’olivo. Cause e misure di contenimento, in “Informatore Agrario”, n. 46, 2013, pp. 51/54.
    Nigro F., Boscia D., Antelmi I., Ipp olito A. (2013), Fungal species associated with a severe decline of olive in southern Italy. Journal of Plant Pathology, 95, 668.
    Nigro F., Antelmi I., Ippolito A. (2014),  Identification and characterization of fungal species associated with the quick decline of olive. Proceedings International Symposium of the European Outbreak of Xylella fastidiosa in Olive. Gallipoli-Locorotondo, Italy, 29. 

  3. Pietro Perrino, Xylella? Le vere cause del CoDiRO sono glifosato, veleni e criticità di sistema, ‘Il Foglietto’, 22 luglio 2015. 

  4. Cure sostenibili contro Xylella, il metodo Xiloyannis fa il giro d’Italia, Telerama news, 29 maggio 2015. 

  5. D.M. 2777/2014 – Misure fitosanitarie obbligatorie per il contenimento delle infezioni di Xylella fastidiosa da attuare nella zona infetta. Regione Puglia, Determinazione del Dirigente Ufficio Osservatorio Fitosanitario, 6 febbraio 2015, n. 10. 

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