di Lucia Cupertino

muro carmilla lucia cupertinoProponiamo la poesia con la quale l’antropologa, poeta e traduttrice Lucia Cupertino ha aderito all’iniziativa “Espacio de la palabra” – Poesia contro il muro che è stata lanciata in Messico dalla rivista letteraria elettronica Círculo de poesía. La versione originale è in spagnolo, la traduzione in italiano a cura dell’autrice.

 

 

SONO QUEI MURI INFAMI

Il mio corpo squartato caldo ancora
di quella vita che fugge da me
i seni mutilati
gli occhi pieni del suo sperma
il sesso aperto
con filo spinato

Guardami in quel fossato
guardare con sguardo perso
guardami nelle favelas
guardami nel deserto
guardami nel Mediterraneo
guardami affiorare nel fiume
guarda il mio sangue alimentare la selva
guardami nel patio dietro casa
sono lì siamo lì, ci sarai?

Sono la donna alla ricerca di lavoro
sono la ragazza con cinque figli
dalla mano che mi hanno tagliato
sono chi si è fidata del coyote
perchè non c’era altra storia
sono la casalinga che ti ha appena stirato i vestiti
sono di Lima Caracas Aleppo
Giuba Dacca Mosul West Bank
Port-au-Prince Ouagadougou
di un remoto luogo amazzonico
di tutti i posti che non conosci
e di cui leggerai sui giornali per la prima volta
sono l’uomo morto per asfissia
in un furgoncino in un’improvvisata carcere
sono il venditore del tianguis[i] che ti fa schifo
sono il bambino sudicio nella metro
sono i quartieri in cui non metterai mai piede
sono la puttana morendo di freddo
sono l’attivista che sale sul palco
sono il bosco reciso come quei seni
sono l’alce in croce intento a continuare a migrare
sono i cuccioli di quell’animale trappola della palizzata
sono i quattro secondi tra il bacio e la morte
sono l’odore di casa il fetore del dimenticato
sono la fame alleviata dalla busta delle patronas[ii]
sono il sabato che non arrivai nè il martedí
sono tua madre tuo padre tua cugina tuo figlio
sono la cicatrice che attraversa il mondo
sono quei muri infami

 

SOY ESOS MUROS INFAMES

Mi cuerpo descuartizado caliente todavía
de esa vida que huye de mí
los senos mutilados
los ojos llenos de su esperma
el sexo abierto
con alambre de púas

Mírame en esa zanja
mirando hacia un punto ciego
mírame en las favelas
mírame en el desierto
mírame en el Mediterráneo
mírame aflorar en el río
mira mi sangre alimentar la selva
mírame en el patio trasero
allí estoy allí estamos, ¿estarás?

Soy la mujer que buscaba trabajo
soy la muchacha con cinco hijos
de la mano que me cortaron
soy la que confío en el coyote
porque no había otro cuento
soy el ama de casa que recién planchó tu ropa
soy de Lima Caracas Alepo
Yuba Daca Mosul West Bank
Puerto Príncipe Uagadugú
de un lugar remoto de Amazonas
de todos los pueblos que no conoces
y que leerás por primera vez en periódicos
soy los hombres muertos por asfixia
en un camión en una cárcel improvisada
soy el vendedor del tianguis que te da asco
soy el niño lleno de mugre en el metro
soy los barrios que nunca recorrerás
soy la puta que se caga de frío
soy el luchador social en la tarima
soy el bosque cercenado como esos senos
soy el alce en cruz que quería seguir migrando
soy la cría de ese animal atrapado en la valla
soy los cuatro segundos entre el beso y la muerte
soy el olor a casa el hedor a olvidado
soy el hambre que la bolsa de las patronas alivió
soy el sábado que no llegué ni el martes
soy tu madre tu padre tu prima tu hijo
soy la cicatriz que recorre el mundo
soy esos muros infames
 

Poesia in spagnolo pubblicata in Circulo de Poesia

Foto: Segmento del murales “Diritti ancestrali della donna” di Javier Espinal, Las Lajas, Comayagua, Honduras, 2016.

[i] Mercato tradizionale mesoamericano, in Messico è ancora chiamato così.

[ii] Gruppo volontario di donne nato in Veracruz che offre viveri e sostegno ai migranti che viaggiano nei treni della speranza, come La Bestia.

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