di Danilo Arona

GenovaStregataLa città stregata è, ancora una volta, Genova. Chi non ci è nato, ci vive o ci ha vissuto, può capirne sino a un certo punto. Genova produce una magia che ti entra dentro e si installa come un benefico virus. Quelli, come il sottoscritto, che hanno avuto la fortuna di esserci nei primi anni ’70 sono in grado di constatarlo a ogni ritorno: il virus si riattiva e si perdono le dimensioni del tempo, trascinati nei carrugi e negli odori, nelle botteghe e nelle zone d’ombra.

La magia di Genova non è soltanto metaforica ma autentica. Il suo assoluto ambasciatore si chiama Alex Marco Pepè, amico ormai più che ventennale che mi ha fatto persino l’onore di trasformarsi in personaggio (non tanto) di fiction in un romanzo che s’intitolava Black Magic Woman, horror sulla fine dei giorni per buona parte ambientato a Genova e in Liguria e coerentemente edito dai gloriosi fratelli Frilli, appunto genovesi. Difficile sintetizzare in poche parole lo stato dell’arte di Alex; a ricopiare la scheda di copertina, “esperto di occultismo e di tradizioni magico popolari, ricercatore del brivido e organizzatore di eventi” di certo non basta. Alex – a Genova e altrove lo sanno tutti – è sensitivo autentico, al punto tale che per molto tempo ha collaborato con le forze dell’ordine su loro esplicita richiesta. Autentico tra i pochissimi che meritano l’aggettivo, Alex “vede” e “sente” laddove io e voi, comuni mortali che magari condividono passioni per Altri Mondi, non sentiamo e non vediamo un emerito piffero. Ma Alex è pure un prezioso e singolare saggista, di quelli che stanno sulla Terra per conservare e trasmettere ai posteri le più belle storie del folclore popolare, un patrimonio culturale che in Italia è immenso e di cui pochi appaiono essere i veri custodi. La sua ultima opera, immensa e all’apparenza definitiva, s’intitola, appunto, Genova stregata – Fantasmi, diavoli e leggende millenarie, edita da De Ferrari, e testimonia l’incredibile ricchezza e lo spessore antropologico dell’immaginario gotico favolistico di Genova e dintorni, un immaginario sempre al confine tra cronaca del paranormale quando non cronaca vera.

Proprio a questo proposito, tra le decine di “storie” riportate, ne ho scelto una che “storia” non è. Ma qui cedo la parola ad Alex:

La storia che andrò a narrarvi non è una leggenda storica né una fantasia metropolitana, ma un fatto realmente accaduto del quale sono stato testimone e che non trova spiegazione in campo razionale. In Via Casoni, ometto volutamente il numero del civico, accadde attorno agli anni Novanta del secolo passato, un evento molto sconcertante. Una famiglia composta da mamma, papà e figlio si era da poco trasferita a Genova e stabilita in un appartamento al piano terreno di via Casoni nel quartiere di San Fruttuoso. L’abbiamo già detto, spesso i trasferimenti possono essere traumatici e nel nuovo domicilio raramente ci si sente mai a proprio agio, in particolar modo considerando che a volte può accadere qualcosa di singolare e inspiegabile. I genitori avevano avvertito immediatamente che qualcosa stava cominciando a turbare il loro equilibrio familiare, ma ebbero la certezza che qualcosa non andava quando il carattere del loro bambino cominciò a mutare. Tranquilli, non stiamo parlando di possessione demoniaca, ma di qualcosa comunque di molto inquietante. Come dicevamo, il bambino cominciava a mostrare delle particolari stranezze, cose che sovente capitano ai bimbi come quello di parlare ad amici immaginari, ma quando queste fantasie risultano terribilmente realistiche ci si interroga su quanto sta accadendo. Dopo un pomeriggio passato ad osservare il bambino giocare nel cortile di casa con l’amichetto immaginario, la madre decise di approfondire la natura di tale innaturale amicizia. Il bambino, che allora aveva cinque anni, confidò alla mamma che tutto il pomeriggio aveva giocato con un’amica molto simpatica con la quale si era divertito moltissimo. In un primo tempo la madre si preoccupò di quanto le veniva narrato dal bimbo, ma poi la razionalità prevalse, aiutandola a rendendosi conto che suo figlio non era poi così diverso dagli altri bambini della sua età. Tutto procedeva tranquillamente quando nella casa iniziarono a verificarsi inspiegabili fenomeni fisici. Le consuete luci impazzite, le tende svolazzanti, i giocattoli che si spostavano da soli come mossi da energia propria, disponendosi nella camera del bambino con una inquietante logica. Ma il bello doveva ancora arrivare. Una sera la madre osservò suo figlio dare la buona notte all’amichetta fantasma indicando come sua ubicazione il frigorifero della cucina. A quel punto lo sconcerto della famiglia raggiunse il massimo. La coppia decise di indagare sul passato della dimora. I vicini, dapprima riluttanti nel fornire informazioni sulle persone che in precedenza aveva occupato l’appartamento, cedettero all’insistenza della coppia e rivelarono dei particolari veramente inquietanti. Molti anni prima in quell’alloggio si era verificata una tragedia. Una giovane madre che da sola aveva partorito una bambina, spinta dalla paura e dalla vergogna, aveva messo la propria creatura nel congelatore causandone il decesso. I coniugi, terrorizzati da quanto appreso, ma scettici per tanto orrore, non ebbero più dubbi quando fu loro mostrato anche l’articolo del quotidiano che aveva riportato la notizia. Appresi la storia da una giornalista del “Corriere Mercantile” di Genova che conosceva i due coniugi e che mi chiese anche di effettuare un sopralluogo nell’appartamento al fine di valutare eventuali pericoli di infestazione. Durante l’ispezione non rilevai particolari energie nocive per la famiglia, tuttavia consigliai loro di far benedire l’appartamento in quanto le preghiere di un sacerdote sarebbero servite a dar pace alla “presenza”. Così fecero, ma nonostante tutto decisero di abbandonare la casa e trovarono un’altra sistemazione.

Genova è magica, fidatevi. Lo testimoniano anche altri autori che si chiamano Bruno Morchio, Nadia Morbelli e di recente Alessandro Defilippi, che trasmettono la “genovesità” come aura impalpabile e avvolgente, indimenticabile e nostalgica. In una parola, un fantasma.