di Lorenza Ghinelli

BimbaCheLeggeLuigi Brugnaro è riuscito, con la capacità sorprendente di certi politicanti, a far parlare di sé facendoci guardare dal resto del mondo ancora una volta con compassione.

Quest’uomo è l’attuale sindaco di Venezia, e pensa che “epurare” le scuole da libri apprezzati e stimati a livello internazionale sia una priorità.

La colpa di questi testi? Propagandare la “teoria del gender”. No, non è la sinossi di una puntata di South Park, come ha suggerito il mio amico Beppe, ma è quello che sta accadendo a Venezia.

Lasciando perdere la bufala astronomica della “teoria del gender” (creata esclusivamente dal clero e sostenuta da politici rammolliti), tra i libri incriminati ci sono meraviglie della letteratura per l’infanzia come “Il pentolino di Antonino” di Isabel Carrer, che racconta con la potenza della metafora la possibilità di integrarsi pienamente trasformando la propria ingombrante diversità in una risorsa per tutti; è un libro prezioso tradotto in tutto il mondo con cui è possibile affrontare insieme ai bambini anche il tema della disabilità.

Nella lista ci sono quarantanove titoli che, detto in soldoni, parlano di rispetto della differenza e del coraggio di essere se stessi. “I papà bis” è un altro libro a comparire nella “pericolosissima” lista: narra la storia di una famiglia ricomposta in seguito a un divorzio. Eppure, Luigi Brugnaro, padre di cinque figli, due dei quali avuti dalla precedente moglie, considera immorale e diseducativo l’argomento, fregandosene dei milioni di bambini nati in famiglie ricomposte e allargate che troverebbero in queste letture un grandissimo beneficio. Ma mettiamo il caso che Brugnaro non sia ipocrita e neppure opportunista (anche se io credo di sì), in questo caso dovrebbe ammettere di non avere la minima idea di quello che sta facendo e di non avere letto neppure per sbaglio nessuno dei libri che vuole mettere al bando. Dovrebbe ammettere, in sostanza, di agire per ignoranza.

Travolto dal maremoto di critiche (com’è giusto che sia), il sindaco ha pensato di scrivere un tweet, sentendosi addirittura sagace: «Ci dev’essere proprio una bella economia fiorente dietro la teoria del #gender. Evidentemente molti interessi sui bambini. Faremo chiarezza». Allusioni ignoranti, deliranti e offensive, perfettamente in linea con la sua “politica”.

Mi aspetto a questo punto che Brugnaro bandisca gli OMOgeneizzati, e magari che lotti pure contro l’OMOlogazione confondendosi un po’ da solo.

Molti hanno puntato il dito contro di lui accusandolo di non conoscere la letteratura per l’infanzia, ma è come puntare il dito verso Salvini indicandolo come razzista. Il punto è che a Luigi Brugnaro, della letteratura per l’infanzia non importa un fico secco. Probabilmente, alla base di questa scelta, c’è solo la volontà fermissima di non deludere Fratelli d’Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord, senza l’appoggio dei quali non sarebbe oggi sindaco di Venezia.

Senz’altro ha ragione l’Associazione Italiana Scrittori per l’Infanzia, che ha parlato di “prassi autoritaria che ha visto luce soltanto nei periodi più bui della storia delle dittature”. In effetti, questa censura puzza di legge Gentile, proprio come le proscrizioni che un altro sindaco, questa volta di Verona, si è messo a lanciare contro gli insegnanti che promuovono progetti di educazione all’affettività e alla sessualità.

Come se questi sindaci, stipendiati dai loro elettori, non avessero niente di meglio a cui lavorare.

Mentre la nostra stampa prende posizioni timide in merito, questo è solo un assaggio di come ci vede, per esempio, la Francia. Che a quanto pare non si fa il minimo problema di definire Brugnaro un omofobo e uno xenofobo (vedi qui).

Degna di lode è invece l’iniziativa di Matteo Corradini e Andrea Valente: il 14 luglio hanno inviato una lettera al sindaco di Venezia e questo è il contenuto: “Signor sindaco, cortesemente bandisca anche i nostri libri. Non vogliamo stare in una città dove vengono banditi quelli di altri”. La lettera è stata firmata da ben duecentosessantatrè scrittori (me compresa) e la trovate qui.

Tantissime anche le splendide iniziative di protesta, cito fra tutte il progetto “Flashbook” (flashmob di letteratura per l’infanzia che organizza da tempo letture ad alta voce in tutta Italia e che ora prende posizione sulla censura voluta da Brugnaro). A marzo dell’anno scorso organizzarono anche un #flashbooksenzastereotipi in appoggio al consigliere Camilla Seibezzi (delegata dell’ex sindaco Orsoni per i diritti civili e la lotta alle discriminazioni che si è impegnata nel proporre alle scuole i libri oggi incriminati da Brugnaro), e al progetto dell’Associazione Scosse, “Leggere senza stereotipi“.

Persino la chiesa valdese metodista si è scagliata contro Brugnaro (ma non quella cattolico cristiana, tanto per cambiare)

Finalmente, l’8 luglio anche il Ministero dell’Istruzione si è pronunciato sul caso gender. A esporsi è stato il sottosegretario all’Istruzione, Davide Faraone: “[…] Nessun sindaco può intervenire in tal senso, né meno che mai può decidere quali libri possono stare o meno all’interno di un istituto: è un ambito di competenza comune della comunità scolastica, fatta di famiglie e operatori della scuola“. Sulla “teoria gender” ecco le sue parole: “Non esiste nessuna famigerata “teoria gender”, concretamente non so a cosa ci si riferisca con tale termine. A scuola esiste solo il rispetto della dignità di tutte le persone e di tutte le differenze, contro ogni discriminazione o violenza. La scuola, la famiglia, la società, le altre istituzioni, come parti di comunità educanti, sono tenute a garantire tali principi. E ciò esula da ogni tipo di strumentalizzazione possibile, nell’uno o nell’altro verso”. 

Finalmente i cittadini italiani fanno sentire il loro dissenso difendendo l’articolo 3 della nostra splendida Costituzione: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

E poi diciamocelo, anzi, citiamo proprio le parole di Francesca Archinto: “Che senso ha censurare una storia come “Il segreto di Lu”, dove si parla di soprusi a scuola?”, ma la domanda dovrebbe essere: che senso ha censurare qualunque libro?

Nella lista dei libri da debellare c’era pure “Piccolo blu e piccolo giallo”, del meraviglioso Leo Lionni. Ho scritto “c’era”, perché le violentissime critiche che hanno travolto Brugnaro lo hanno portato a rilasciare questa dichiarazione (che troverete in versione integrale sul sito del comune di Venezia).

Non potendo avere una visione completa ed esaustiva della questione, si è preferito ritirare tutti i libri distribuiti dalla precedente Amministrazione in modo da poter verificare serenamente e con piena cognizione di causa quali siano, e soprattutto quali non siano, adatti a bambini in età prescolare […]. Molti libri, che trattano i temi legati alla discriminazione fisica, religiosa e razziale, sono notoriamente straordinari e verranno certamente ridistribuiti, come ad esempio le opere di Leo Lionni “Piccolo blu e piccolo giallo” e “Guizzino”. Le riserve riguardano, invece, alcuni testi come “Piccolo uovo” di Francesca Pardi o “Jean a deux mamans” di Ophelie Texier […] “.

Io, come cittadina italiana ed europea, chiedo che siano reintegrati tutti, senza eccezioni. Voglio anche “Piccolo uovo” edito da Stampatello e disegnato da Altan, che parla di tutte le forme di genitorialità attuali, perché queste famiglie esistono e ogni bambino ha diritto di non sentirsi un’isola.

Ogni classe dovrebbe decidere cosa leggere, secondo le necessità dei suoi componenti.

Nella scuola voluta da Brugnaro, un bambino figlio di una coppia omogenitoriale non troverebbe alcun dialogo né confronto. Brugnaro dice che l’educazione spetta alle famiglie, non alla scuola. Chi glielo spiega che la scuola, comportandosi così, è tutto tranne che neutrale? Una scuola che insegna la censura è una scuola fascista. Basta leggere la storia del nostro Paese per capirlo.

Neppure il “Mein Kampf” voglio che sia censurato (sebbene ovviamente non sia nella lista e la sola idea di censurarlo non attraverserà mai la mente del sindaco di Venezia). Avere la possibilità di leggerlo è una risorsa impagabile per armare il mio pensiero divergente.

Una cosa è certa: crescere leggendo ottimi libri porterà gli adulti di domani a pensare bene a chi dare il proprio voto. Io “Piccolo blu e piccolo giallo” l’ho letto (e mi permetto di ricordare anche “Pezzettino”, sempre di Lionni), ho letto anche “Piccolo Uovo” di Francesca Pardi. Alcuni vedranno in questi tesori la “teoria del gender”, io ci vedo poesia. La poesia è per sua natura una forza eversiva, e allora forse il punto è proprio questo: dire che un piccolo blu e un piccolo giallo possono creare qualcosa di nuovo come il verde, che nel loro quotidiano e nelle loro famiglie non esiste, ecco, questo sì che è rivoluzionario. C’è tutta la forza e la consapevolezza di un popolo di potere risorgere, e di pretendere che si intavolino nuovi argomenti. C’è la forza di potere andare, se serve, anche contro i legami del sangue, a volte così ottusi e violenti.

“Piccolo Uovo” è la storia di un ovetto che ha paura a dischiudersi, perché non sa dove capiterà. Decide quindi di fare visita a diverse famiglie scoprendone di svariate tipologie, il cui unico comune denominatore sono l’amore e il rispetto, e questo lo rasserena. È una storia che aiuta a superare la paura dell’ignoto e della xenofobia, e se non è educativo questo che cosa dovrebbe esserlo?

In Italia, in questa Europa, non si sa più fare politica. E si temono i libri che possano ricordarlo alla gente, ma con semplicità. Come un’intuizione che entra nella testa e germoglia con potenza nucleare.

Se piccolo giallo incontra piccolo blu e insieme generano il verde, in effetti ai nostri bambini potrebbero venire idee malsane, come quelle che il figlio dell’immigrato sotto casa possa diventargli amico, o addirittura che magari un giorno potrà innamorasi di chi vorrà.

Che pena mi fate, politicanti.

Non è dai libri che vanno difesi gli alunni, ma da chi li vuole privare di nutrimento intellettuale e affettivo.

Che la poesia vi travolga, come l’ondata di dissenso che si leverà un giorno da tutti i bambini ormai adulti che vorreste crescere come fossero idioti.