di Rinaldo Capra

1000m - 1 Maggio è per Brescia la 1000 Miglia ancor prima che il mese della Madonna. Liturgia della santificazione dell’oggetto che rappresenta il capitalismo per eccellenza: l’automobile. Tutti i negozi del centro, dal fruttivendolo alla boutique alla moda, espongono foto e oggetti evocativi di quella che chiamano “la più bella corsa del mondo”.

Si respira un’aria entusiasta e frenetica, tutti ne parlano e si sentono coinvolti direttamente. Una chiamata alle armi cittadina alla quale nessuno si sottrae. Persino la classe operaia, che nelle fabbriche ci lavora e che conosce la voracità dei padroni, ne è affascinata e accorre a infoltire il pubblico acclamante.

Per le strade del centro compaiono i partecipanti stranieri e li riconosci da come camminano con piglio superbo e ispirato, esseri superiori consacrati al dio auto; con tracotanza entrano nei negozi e con loro ricchezza, tra carburatori e vecchi pneumatici, comprano e comprano, tra la soddisfazione e le moine dei bottegai. La grande fabbrica dell’ostentazione borghese è già a tutto vapore.

La città si adegua, si prostra direi, all’occasione di profitto facile e abbondante. Tutti i giornali, le radio e le televisioni locali e nazionali promuovono l’evento. La concomitanza e relativa vicinanza con l’Expo moltiplica gli entusiasmi e il sindaco e la giunta inneggiano a questo grande evento, che solo Brescia poteva generare e gestire. Piazza Vittoria, dell’architetto del fascismo Piacentini, è la passerella di presentazione.

arengario-dux Sull’Arengario del Duce, sono piazzate le telecamere delle televisioni per le dirette-TV, inquadrano la piazza che brulica di umanità varia che allestisce gli stand, accanto alla base che secondo le intenzioni di un assessore fascista della passata amministrazione, doveva ospitare il Bigio restaurato, statua dall’eloquente titolo: ERA FASCISTA del Dazi. L’idea era che la ricollocazione, dopo un dispendioso restauro, e lucroso per chi l’ha eseguito, dovesse avvenire nei giorni precedenti il 25 Aprile, scatenando l’ovvia polemica politica. Tuttavia il placet della Soprintendenza e di ampie parti della cosiddetta “intellighenzia” cittadina, la racconta lunga sulla sensibilità e vocazione di Brescia.

I concorrenti scorrazzano con le loro preziosissime vetture ovunque, badando bene di fare più chiasso possibile ed essere notati, visti, ammirati. Dispensano emozioni e invidie in tutti gli astanti, coccolati dal ruolo di ricco e strafottente, fieri di essere l’altra parte della lotta di classe, di essere dei padroni. Per qualche giorno tutto ruoterà attorno a questo circo e anche librai della cosiddetta sinistra, come qualsiasi bottegaio dicono: – Bene, gente in città, tanti stranieri, si potrà lavorare di più.-

Le ragazzine sognano principi azzurri e vip sulle loro spider che le prendano come compagne d’avventura, e i ragazzi o gli anziani nostalgici discutono di alberi a camme, lucidi radiatori e immaginano di avere a portata di mano il mito della velocità. Ma solo da lontano, senza toccare o infastidire, anestetizzati da un’invidia quieta e innocua, che rassicura i concorrenti e ne fa fedeli tifosi. Per partecipare al sogno e omologarsi a quegli esseri privilegiati, consapevoli di non poter mai farne realmente parte, per mitigare la frustrazione e poter comunque dire: – Io c’ero!-, gli basterà comperare un simbolo, un gadget, un cappellino, un ombrello ed ecco fatto: si è parte dello spettacolo.

La corsa vuole tutti complici, che contribuiscono, aiutano, sopportano, e i soliti capitalisti ne trarranno profitto. In perfetto stile capitalista, i padroni si sfidano a suon di querele e ricorsi per il controllo dell’ACI di Brescia e quindi della corsa, senza esclusione di colpi, fino a portare in galera il precedente patron Costantino Franchi e il presidente ACI Bontempi ai domiciliari.1 Comunque a prescindere da quale fazione abbia la meglio, a comandare sono sempre e solo padroni, banchieri, Tycoon inquisiti per insider trading, vip della Tv, semplici nobili o ricchi sfondati stranieri.

Passano gli anni, da regno a repubblica, da destra a cosiddetta sinistra, ma i miti sono sempre gli stessi e i proletari sono le vittime designate. Essi non solo devono far felici i padroni applaudendo ai loro divertimenti, ma anche rendere più redditizia la festa; devono comprare i costosissimi gadget, ombrelli, giubbini della Mille Miglia. I padroni sono sicuri che lo faranno, illudendoli di essere come loro e sedare ogni loro stinto di rivolta.

E non si accontentano, i padroni, di vendere Rolex e Chopard, borse di Gucci e di Hermes ai loro simili tedeschi, giapponesi e americani, ma vogliono anche i pochi Euro dei cappellini, portachiavi e altre stronzate comprate dalla gente comune. Devono guadagnare anche dall’invidia, dal sogno e dal desiderio di riscatto sociale di tutti. Tutti accorreranno, con la pioggia o il solleone, per di vedere i ricchi in parata.

Ma se la corsa è il deserto dell’etica, fuori dalla corsa, la città di Brescia, è un deserto di inquinamento, de-industrializzazione selvaggia, sfruttamento brutale dell’immigrazione e corruzione. Per fortuna domenica tutto finisce e per un anno ne parleranno solo i soliti per programmare l’ottimizzazione della speculazione per la prossima edizione e poi via di nuovo in corsa.

BMW-328Nessuna voce si è levata, nessuna manifestazione, i centri sociali, il sindacato, dove sono? Molti dei concorrenti sono padroni che cassa-integrano (30.000 unità annue) e licenziano senza pietà (+ 23,6 % nel 2014), chiudono fabbriche (2 fallimenti al giorno nel 2014)2 e evadono le tasse, ma la sinistra, la cosiddetta sinistra dov’è? Questo mio dire mi pare vox clamans in deserto.


  1. Corriere della sera 21 settembre 2007  

  2. Sono 6.035 i lavoratori metalmeccanici bresciani direttamente colpiti dalla crisi: 2.254 addetti sono alle prese con la cassa integrazione ordinaria, 3.396 dalla cassa integrazione straordinaria, 385 dalla procedura di mobilità. http://www.cislbrescia.it/2015/02/04/fim-cisl-impennata-di-licenziamenti-nel-secondo-semestre-2014/