di Walter Catalano

Sandman“Il fumetto non è altro che letteratura disegnata” disse una volta Hugo Pratt. Nessuno o quasi oserebbe negare questa verità oggi ma il percorso per giungere a una convinta accettazione di tale scandaloso dato di fatto non è stato né breve, né semplice. Perfino il genere tradizionalmente meno intellettuale e sofisticato dei comics americani, quello dei supereroi, ha ormai prodotto almeno un capolavoro indiscusso: un capolavoro in cui mitologia e mitografia, horror e fantastico, umorismo nero e neodecadentismo gothic , si uniscono in un’alchimia perfettamente bilanciata. Stiamo parlando di un classico degli anni ’90, uscito dalla fervida fantasia dell’allora giovanissimo scrittore e sceneggiatore britannico Neil Gaiman: una creatura crepuscolare, pallida e allampanata, dalla pettinatura e dal volto fatalmente simile a un incrocio fra David Bowie e Robert Smith, il cantante dei Cure, oltre che Ron Wood e Keith Richards: Sandman, Morfeo, Sogno, Oneiros, il Plasmatore, il Principe delle storie, sono alcuni fra i molti nomi con i quali è conosciuto.

La saga inizia nel 1989. La Vertigo, sotto etichetta della DC Comics (quella di Superman e Batman, per intenderci, la rivale della Marvel…) destinata a pubblicare storie per un pubblico più adulto e acculturato, aveva ingaggiato nel 1987 un promettente ex giornalista inglese, Neil Gaiman, al quale aveva affidato prima una graphic novel di gusto noir, “Violent Cases”, e l’anno seguente la terza parte di Black Orchid – vecchio personaggio DC che lo scrittore aveva saputo rinnovare e stravolgere ripresentandolo con successo a nuovi lettori e nobilitandolo con l’uso di citazioni colte, che andavano da e.e.cummigs a Lou Reed. Gaiman si era avvalso in entrambe le opere della collaborazione di uno straordinario artista, Dave McKean, noto in ambito fumettistico per la sua spregiudicata commistione di varie tecniche quali disegno tradizionale, fotografia, collage e grafica computerizzata. I risultati erano stati ottimi, per originalità e inventiva, tanto da far pensare all’editor Karen Berger di bissare il successo di Black Orchid recuperando un altro dimenticato personaggio DC e lasciando che la fantasia di Gaiman ne riplasmasse completamente i connotati.

Gaiman accettando con entusiasmo propose un ricordo d’infanzia: un personaggio minore apparso per la prima volta nel n.47 di JUSTICE LEAGUE OF AMERICA, dove, davanti alla minaccia dell’Uomo Antimateria, a fianco di Batman, Atom e Lanterna Verde si schierava anche un certo Wesley Dodds, in arte Sandman, sfoggiando un lungo impermeabile, una maschera antigas, un cappello e una pistola di gas soporifero (il personaggio e’ stato in seguito ripreso da Matt Wagner nella serie VERTIGO Sandman Mystery Theatre: è uscito anche un “cross-over” tra il Sandman gaimaniano e quello wagneriano). In realtà è più che altro il nome ad affascinare il fantasioso scrittore britannico: la reminescenza gotica del Der Sandmann di E.T.A. Hoffmann. “L’uomo della sabbia” è infatti – secondo una leggenda nordica non estranea anche alle nostre latitudini dove però il nome cambia in “Mago Sabbiolino – colui che spargendo granelli di una sabbia magica sugli occhi dei bambini li fa addormentare e sognare: Sandman è dunque il dio del sonno: Morfeo, Oneiros.

L’originale intuizione mitografica di Gaiman procede da qui: i suoi protagonisti non sono supereoi ma dei di un pantheon caotico in cui convivono e coesistono tutte le mitologie di ogni tempo e di ogni luogo. Gli dei di Gaiman però non sono onnipotenti né immortali: esistono fintanto che gli uomini credono in loro, quando la fede dei mortali nei loro confronti si affievolisce anche il dio decade, si spegne e infine muore. Molto originale è, in molti casi, la descrizione della parabola discendente della divinità decaduta che deve adattarsi a fare lavori di bassa lega spesso derivati dalla sua specialità divina (ad esempio un dio dell’Ade può ritrovarsi a fare sulla terra l’impresario di pompe funebri): un’idea che deve molto al grande romanzo di Jean Ray Malpertuis (1943) e che Gaiman ha ripreso in seguito anche nei suoi romanzi principali, American Gods (2001) e, con meno efficacia, Anansi Boys (2005). Sandman non è però solo: appartiene ad una famiglia di sette dei, The Endless – gli Eterni, che, come i Neter dell’Antico Egitto, incarnano e sovrintendono ciascuno a un particolare aspetto dell’esistenza umana: nell’originale inglese il nome di ognuno di loro inizia per D. In ordine di anzianità: Destiny, Death, Dream, Destruction, Desire, Despair, Delirium. Ma gli Eterni non sono nomi bensì funzioni: in quest’ottica, sono superiori agli dei perché incarnando e nutrendosi di sentimenti, atti e passioni comuni a tutti gli esseri senzienti e praticamente infiniti, esistono da prima che l’uomo potesse concepire l’idea stessa di divinità. Gaiman, guadagnandosi un meritato scranno fra i grandi visionari, inventa una vera e propria cosmogonia: Destino (Destiny), è nato appena prima che il primo essere vivente venisse al mondo, in quanto il destino di un individuo è già scritto prima che egli nasca; alla comparsa del primo essere vivente nasce anche Morte (Death). L’essere appena nato inizia a sognare, ed ecco Sogno (Dream), ma il sogno provoca cambiamento, per cui Distruzione (Destruction) di ciò che era prima, che si manifesta in Desiderio (Desire), e quindi Disperazione (Despair) per non poter avere la cosa voluta, ed infine Delirio (Delirium), che una volta era Delizia, o Piacere.

Desiderio e Disperazione sono gemelle. Particolare importanza fra loro ha Death, Morte, la sorella prediletta di Sandman, rappresentata nelle vesti di una graziosa ragazzina punk, vestita di nero e con al collo un ciondolo raffigurante una croce ansata o Ankh, antico simbolo usato dagli Egizi per rappresentare la vita eterna. Gaiman sostiene che l’immagine di questo personaggio è l’unica a non essere stata partorita dalla sua fantasia: aveva pensato infatti di raffigurare Death con il volto di Nico, la ex cantante dei Velvet Underground come appariva sulla copertina del suo primo LP solo, Chelsea Girl, ma il disegnatore Mike Dringenberg che lavorava alla storia propose uno schizzo che ritraeva una sua amica ed ebbe il plauso incondizionato di tutti i collaboratori. Death ha avuto un successo parallelo a quello del fratello minore, tanto da guadagnarsi l’onore di alcuni albi indipendenti dalla saga di Sandman: Death the High Cost of Living (1993), Death: The Time of Your Life (1996) e il manga scritto e disegnato da Jill Thompson, Death: At Death’s Door (2003), oltre a varie comparsate in numerose serie Vertigo e DC Comics. Anche il personaggio di Delirio ha un’ascendenza riferibile alla musica rock: il suo volto è infatti quello della cantautrice americana Tori Amos, amica intima di Gaiman (che restituì l’omaggio menzionando Neil in tre suoi dischi: “Little Earthquakes”, “Under The Pink” e “Boys For Pele”).

La serie, per una precisa scelta stilistica, non ha un unico disegnatore per tutta la sua durata. Diversi artisti sono stati ingaggiati per illustrare gruppi di storie o solamente per singoli episodi; lo stile grafico, di conseguenza, risulta estremamente vario e raffinato: fra i principali ricordiamo, oltre a Dringenberg, creatore di Death, Sam Kieth, Charles Vess, Paul Craig Russel, Brian Talbot. Colleen Doran, Marc Hempel, Kelley Jones, Jill Thompson, Michael Zulli. Le copertine sono state tutte realizzate da Dave McKean nel suo stile composito che alterna disegno, fotografia, pittura, collage e arte digitale creando immagini astratte e surreali del tutto inedite in ambito fumettistico (tutte le copertine degli albi originali sono state in seguito raccolte in uno splendido volume Dustcovers: The Collected Sandman Covers, 1998, edito anche in Italia nel 2002). Sandman in origine era una serie mensile in volumetti di 32 pagine; dopo il successo mondiale gli albi vennero raccolti in dieci volumi che costituiscono una sorta di edizione definitiva.

L’ordine di lettura è il seguente:I. Preludi e notturni (Preludes&Nocturnes)II. Casa di bambola (The Doll’s House)

III. Le Terre del Sogno (Dream Country)

IV. La stagione delle nebbie (Season of Mists)

V. Il gioco della vita (A Game of You)

VI. Favole & riflessi (Fables&Reflections)

VII. Vite brevi (Brief Lives)

VIII. La locanda alla fine dei mondi (Worlds’ End)

IX. Le Eumenidi (The Kindly Ones)

X. La Veglia (The Wake)

Più due volumi celebrativi fuori della serie: Sandman: Cacciatori di sogni (Sandman: The Dream Hunters) romanzo non a fumetti ispirato a una leggenda giapponese e illustrato da Yoshitaka Amano; e l’antologia celebrativa del decennale di Sandman Notti Eterne (Endless Nights, 2003) con nuove storie indipendenti dalla saga principale disegnate da fuoriclasse dell’illustrazione come Bill Sienkiewicz e il nostro compatriota Milo Manara.

Il personaggio di Sandman – e questo è uno dei motivi della sua originalità – è sia protagonista della saga sia, molto spesso, semplice comparsa di vicende collaterali delle quali costituisce insieme il filo conduttore: è il tessitore di storie, il plasmatore, perché il sogno è l’archivio universale di tutte le storie possibili. Complesso lo scenario sullo sfondo: il regno di Sogno, The Dreaming, non-luogo dove Morfeo può fare qualsiasi cosa desideri attingendo alle idee e alla forza di tutti i sognatori terrestri. Gli abitanti permanenti del regno – visitato temporaneamente da ognuno di noi, ogni notte, – sono oltre ai sogni e agli incubi, esseri mitici come la viverna, il grifone e l’ippogrifo che fanno la guardia alla porta del palazzo; Mervin uno spaventapasseri con la testa a forma di zucca; i biblici Caino e Abele in eterno litigio tra di loro; Matthew, il corvo di sogno, che in precedenza era un uomo, e che spesso battibecca con le divinità che intrattengono relazioni con Sandman, contrapponendo alla loro, una visione del mondo umana, pratica e disincantata; il bibliotecario Lucien che sovrintende alla biblioteca del sogno in cui sono presenti tutti i libri che gli uomini hanno sognato o immaginato di scrivere e tutti i romanzi che non si sono mai concretizzati nella realtà.

La saga inizia con un Sandman prigioniero per 70 anni di un occultista inglese molto simile ad Aleister Crowley, tal Roderick Burgess, che, tentando attraverso un complesso rituale magico di imprigionare Death per divenire immortale, aveva catturato invece il fratello minore. Sandman riesce però a liberarsi, si vendica del mago e dei suoi discendenti, trova il suo regno in rovina e i suoi servitori dispersi. Per restaurare il suo pieno controllo deve recuperare i tre oggetti del potere che gli sono stati sottratti: il sacchetto che contiene la sabbia del sogno, il suo elmo e il rubino che racchiude parte del suo essere. Per far ciò deve confrontarsi con Lucifero e le sue legioni infernali (tra cui il demone crowleyano Choronzon). Nella storia fanno la loro apparizione diversi personaggi dell’universo DC come John Constantine (protagonista della serie Hellblazer), Scott Free (il Mister Miracle di Jack Kirby) e J’onn J’onzz (il Martian Manhunter, da noi Il Segugio di Marte) e viene presentata per la prima volta Death. Morfeo (curiosa caratteristica grafica del personaggio: i suoi baloons non sono bianchi, come quelli di tutti gli altri ma neri con lettering in bianco) inizia a ricostruire il regno del sogno che, dopo decenni di abbandono da parte del suo creatore, è alla deriva. Deve recuperare inoltre tutti i sogni e gli incubi che sono fuggiti, alcuni dei quali si sono rifugiati sulla terra assumendo forma umana. Per far ciò sarà costretto a infrangere l’illusione di una donna, Hippolyta Hall, e si troverà coinvolto in una convention di serial killer.

Iniziano qui le storie collaterali alla principale (spesso sono le più belle): la leggenda di una antica tribù africana e della loro regina, Nada, così come viene tramandata di padre in figlio. Gaiman inserisce Sogno all’interno della leggenda – la narrazione del tormentato love-affair fra Sandman e la bella mortale – iniziando completamente a staccarsi dai tipici racconti fumettistici la cui eco persisteva ancora nel primo volume. Poi la vicenda di Robert Gadling a cui Morte ha concesso, un po’ per divertimento e un po’ per insegnare a Sogno il senso della vita terrena, di non morire. Ogni 100 anni lui e Morfeo hanno appuntamento in un bar e tra loro nasce una sorta di amicizia travagliata. Nel volume successivo, il terzo (Dream Country), questa tendenza arriverà alla massima espressione: sarà composto infatti di quattro storie indipendenti tra loro in cui Sogno non è il protagonista ma ha una presenza quasi marginale. La prima storia ha come protagonista la musa Calliope (musa della poesia epica e ispiratrice di Omero) tenuta prigioniera da uno scrittore senza talento che ne abusa sessualmente e la costringe a dargli ispirazione letteraria rendendolo immeritatamente ricco e famoso. Calliope è stata nell’antichità amante di Sogno e da lui ha avuto un figlio, Orfeo. Sarà proprio il signore dei sogni ad aiutarla a fuggire. La seconda storia ha per protagonisti i gatti: Gaiman (è un grande amante di questi animali – pare ne possegga al momento sette – lo si evince anche dal suo romanzo più bello Coraline del 2002) ci spiega cosa sognano e sperano i felini. La terza storia, vincitrice del World Fantasy Award del 1991 nella categoria racconti brevi (in seguito sono stati introdotti nuovi regolamenti per impedire a un fumetto di entrare in classifica), racconta della prima della commedia Sogno di una notte di mezza estate messa in scena da Shakespeare in persona e dalla sua compagnia, in onore di Morfeo e dei suoi insoliti ospiti: Titania, Oberon, Puck, e la loro corte fatata.

L’ultima vicenda ha come protagonista una donna i cui superpoteri rappresentano una dannazione: proprio grazie ad essi non riesce a togliersi la vita come vorrebbe. Interverrà Death ad aiutarla. Il quarto, Season of Mists è forse l’albo più bello di tutta la serie: vi si intrecciano due storie, la discesa all’Inferno di Sandman che, pentito dopo un travagliato consulto con i suoi fratelli Eterni, intende liberare il suo vecchio amore Nada (già conosciuta in Doll’s House) che ha condannato spietatamente ad essere relegata all’eterno tormento diecimila anni prima; e quella di Lucifero, stanco e nauseato del ruolo di Maledetto e di Nemico, che si dimette dalle sue sgradevoli mansioni, lasciando il suo regno infernale vuoto e abbandonato e consegnandone le chiavi allo stesso Morfeo. Quasi tutti gli dei di pantheon reali e immaginari si precipitano nel regno di Sandman reclamando l’eredità di Lucifero (che, personaggio affascinante – filosoficamente nietzschiano e vagamente somigliante a David Bowie – diverrà addirittura protagonista di una serie indipendente per la DC Comics…Lucifer, per l’appunto…); ma alla fine i designati saranno due angeli, Remiel e Duma, che accetteranno con dolore e rimpianto di precipitare come il loro predecessore per subentrare a svolgerne le funzioni. Sandman riesce però a liberare l’anima di Nada che era stata portata come riscatto dal demone Azazel. Pentito per averla punita solo perché lei lo aveva rifiutato, le propone di diventare la regina del suo regno, ma anche questa volta lei rifiuta. Preferisce l’alternativa della reincarnazione e rinasce sulla Terra, immemore di tutto ciò che ha vissuto. In A Game of You si contrappongono i personaggi immaginari del mondo del sogno infantile di Barbie, una ragazza che vive a New York, e i vicini di casa del suo mondo reale adulto, le due lesbiche Hazel e Foxglove, il travestito Wanda, la misteriosa strega Thessaly e il cupo George. Anche Fables&Reflections contiene storie indipendenti in cui Sandman è solo un personaggio collaterale e in cui si affiancano protagonisti fantastici ma anche reali come Joshua A. Norton, primo e autoproclamato Imperatore degli Stati Uniti d’America; i rivoluzionari Saint Just, Robespierre e Thomas Paine; l’imperatore Augusto e il suo nano Licio; Marco Polo e Rustichello da Pisa; Hārūn al-Rashīd, quinto califfo della dinastia abasside; oltre ai mitologici Orfeo e Euridice ed Ade e Persefone, e ai biblici Caino e Abele ed Eva. Orfeo ricompare nel successivo Brief Lives insieme alla dea babilonese Ishtar, ex amante di uno degli Eterni, Distruzione, conduttore di questa vicenda.

Il tema degli dei inseriti da Gaiman in un perfetto contesto urbano dove ormai vivono alla giornata, verrà ripreso direttamente da questa storia e approfondito dallo scrittore in American Gods. World’s End contiene ancora storie indipendenti e, forse, un rimando ulteriore a Jean Ray e ai suoi Les Derniers Contes de Canterbury (1944): due ragazzi, durante un lungo viaggio in macchina, vengono bloccati da una bufera di neve. Trovano riparo all’interno di una locanda chiamata “La fine dei mondi”. Al suo interno incontrano personaggi provenienti da tempi e dimensioni differenti che per divertimento si raccontano delle storie: al di fuori della locanda infuria una tempesta di realtà e l’unica alternativa è aspettare che passi. In The Kindly Ones i rimandi colti alla tragedia classica divengono più evidenti: Daniel, il figlio che Hippolyta Hall ha concepito nel sogno, viene rapito. La madre, sconvolta, incolpa ingiustamente Sandman, reo di averle distrutto la vita infrangendo le sue illusioni. Il bambino in realtà è stato preso dal dio Loki che Morfeo aveva liberato dalla sua prigionia in Season of Mists.
Hippolyta, impazzita per la perdita del figlio, intraprende una sorta di viaggio spirituale che la porterà ad incontrare molte creature fantastiche tra cui Steno e Euriale. Le due gorgoni le offrono senza successo di prendere il posto della loro defunta sorella Medusa. Con l’aiuto della strega Thessaly (già apparsa in A Game of You) Hippolyta riesce a contattare le Eumenidi (o Erinni) che la sostengono nei suoi propositi di vendetta contro Morfeo (colpevole, a loro giudizio, della morte del figlio Orfeo). Gli eventi innescati non possono più essere fermati e le Furie distruggono il reame del sogno alla ricerca di Sandman che, in uno struggente dialogo finale con la sorella Death, in una sorta di catarsi classica, sceglie di porre fine alla sua esistenza. Un’incarnazione del sogno deve però continuare ad esistere e sarà proprio il piccolo Daniel a sostituirlo, diventando così la nuova personificazione dell’Eterno. Una personificazione, però, del tutto differente dal suo predecessore (un giovane non più dark-gothic ma albino e completamente vestito di bianco) e forse più umana. Nell’ultimo episodio, The Wake, assistiamo alla cerimonia funebre di Morfeo alla fine della quale Daniel assumerà il suo nuovo ruolo.

Come si può evincere da questa sommaria ricapitolazione le caratteristiche salienti della saga di Sandman, certo non comuni nell’universo dei comics, sono la complessità delle caratterizzazioni di tutti i personaggi e l’approfondimento psicologico: si può parlare infatti di vera e propria evoluzione psicologica del protagonista. Sogno non è sempre uguale a se stesso: nel corso dei millenni infatti il contatto con gli uomini lo contamina sempre più con le loro passioni rendendolo un essere capace di provare sofferenza e pietà. Volendo individuare un tema portante dell’intera epopea (e il termine non suoni pomposo), questo non potrebbe che essere la crescita, l’evoluzione, lo sviluppo: un bildungroman metafisico. La formazione del protagonista non può chiaramente essere intesa come maturazione fisica, trattandosi di un essere immortale, e neanche come un passaggio attraverso nuove esperienze, visto che Sogno sussiste nel corso delle ere. Il percorso che egli affronta è piuttosto quello di un’espansione morale che permette a Sandman di correggere situazioni ed eventi che lui stesso aveva contribuito a creare o che aveva favorito con le sue omissioni. Essere divino o quantomeno trascendentale, sceglie di sottomettersi alla legge del Karma e di non sottrarsi alla catena di eventi che lui stesso ha messo in moto. In qualche modo si rende umano fino a morire e, catarticamente, si rigenera in Daniel la sua prosecuzione e inversione, il suo “viraggio” al bianco. Sandman in fondo è stato per millenni impermeabile alle emozioni; si è costantemente allontanato dalle donne con le quali aveva delle relazioni, come Thessaly, Calliope e la stessa Nada. Il suo unico amico umano, Hob Gadling, è qualcuno a cui ha parlato solo una volta ogni secolo. Se uno dei poteri di Sandman era stato quello di aprire le porte lungo tutta la serie, le sue porte interiori erano invece rimaste sempre serrate: ma si apriranno finalmente nel commovente finale. Non è poco per un personaggio disegnato.