di Nico Macce

Schermata 2015-03-03 a 23.47.22Per comprendere il ruolo di disinformazione che hanno i nostri media prendo due esempi freschi freschi.

Il primo è un raffronto tra gli attacchi brutali della polizia messicana contro gli insegnanti in lotta (qui e qui le informazioni del caso) e l’omicidio di Nemtsov a Mosca, un presunto oppositore di Putin.
 Se digitate “Messico e insegnanti” su Google, appaiono pagine della sinistra radicale. Ciò significa e conferma ciò che ho potuto constatare in questi giorni, ossia che sui media, di un fatto così importante e di sangue non c’è traccia. O molto, molto poco e senza alcuna riflessione politica, quasi fosse un fatto di cronaca, di delinquenza comune in un paese democratico a prescindere.

In compenso, già poche ore dopo l’omicidio di Nemtsov, oppositore liberaldemocratico del governo Putin, un tempo eltsiniano, che sembra fatto apposta per creare instabilità in Russia, la fanfara mediatica si è messa in moto subito, a schiocco di dita, orientando subito l’opinione pubblica verso una responsabilità del governo russo. Che ti fa domandare seriamente: ma avevano già pronto il coccodrillo?

La differenza tra il sombrero e il colbacco? Il Messico fa parte del blocco occidentale, quello dei “buoni a prescindere” e chi se ne frega se spariscono e vengono assassinati gli oppositori. Vale molto di più l’oppositore, oltretutto neppure di spicco, di un paese nemico. Che giornalisti onesti! Sarebbero da mandare ad Acapulco. Ma non in vacanza, a fare gli insegnanti.

Secondo esempio. Sabato 28 c’è stata la manifestazione della Lega e dei fascisti di Casapound a Roma, con piazza del Popolo mezza vuota. Quattro folcloristici gatti, il che rallegra devo dire. Ma delle due manifestazioni antifasciste e antigoverno, giornali e tv hanno parlato solo di quella romana e basta. Romana appunto e molto più numerosa di quella nazionale dei legofascisti: 30 mila in piazza contro Salvini, fatti scendere a poche migliaia dai media, ovviamente.
 Perché, invece, il silenzio sulla manifestazione milanese contro il Jobs Act e il lavoro gratuito all’Expò? Ma perché altrimenti i media avrebbero dovuto cambiare l’ordine di importanza degli avvenimenti, perché tra le 40 e 70 mila persone ieri, nel nostro paese, hanno manifestato contro Lega, fascisti e governo Renzi. Un numero portato in piazza con il passa parola, non dalla CGIL o dai rottami del centrosinistra, ma dai centri sociali e dalle forze più propriamente antagoniste della sinistra rivoluzionaria.

Giorgio Cremaschi qui, sintetizza molto bene il perché di questo totale, ignobile, schifoso silenzio da parte di giornali e tv nei confronti della manifestazione milanese del 28 febbraio scorso.

Quindi, qual è la vera parte consistente dell’opposizione politica e sociale nel paese? C’è ancora antifascismo militante in Italia, dopo il trasformismo osceno del PD e del centrosinistra? Sta crescendo un’opposizione sociale di massa nel paese, contro la svolta autoritaria del governo Renzi? Come mai nessuna autorità politica e di Stato interviene di fronte a palesi reati di apologia del fascismo e razzismo di Lega e Casapound?
 Tutte domande che i media di regime non vogliono che i cittadini si facciano.

Pietà l’è morta recitava un canto partigiano. Mi sembra chiaro che sia morta anche nei giornalisti italiani, dai mezzi busti televisivi alle mezze seghe a cottimo della carta stampata. E anche l’onestà intellettuale. Come si fa a non dare notizie come quella della macelleria messicana sugli insegnanti? E partire all’unisono al via d’un omicidio che puzza tanto di CIA, con una versione dei fatti già bella e pronta? Come si fa a oscurare una parte importante del paese, la sua opposizione sociale vera, facendo spezzatino dei fatti, decontestualizzandoli?

Come si diceva una volta? Pennivendoli?
 Ecco.

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