di Sandro Moiso

maurizio_blatto_1Maurizio Blatto, Mytunes. Come salvare il mondo una canzone alla volta, Baldini&Castoldi, Milano 2014, pp. 460, € 16,00

Il tizio nella foto qui accanto lo conosco ed è l’autore del libro. E’ matto. Per la musica, possibilmente rock.
Non fatevi ingannare dall’aria per bene, da bravo ragazzo appena uscito dal Liceo. O quasi, considerato che è nato nel 1966.
Infatti l’ho conosciuto quando frequentava ancora l’ultimo anno di Liceo.
E io, con trent’anni di meno rispetto ad ora, facevo il DJ all’Hiroshima mon amour di Torino.

Non sono ancora del tutto sicuro di essere stato l’unico colpevole di ciò che poi è successo. In fin dei conti era stato lui a salire nella cabina da cui, settimanalmente, assordavo gli avventori con il rock americano degli anni ottanta e sessanta.
Blasters, Dream Syndicate, True West, Los Lobos, Green On Red, Tail Gators, Wipers e True Believers mixati con Creedence Clearwater Revival, Byrds, Buffalo Springfield, Kenny and the Kasuals, Thirteenth Floor Elevators e Sonics. Solo per citarne alcuni. Ma a lui piacevano gli Smiths. Generazioni diverse.
Anche se poi, nel tempo, ho imparato ad apprezzare gli Smiths e anche Maurizio ha iniziato ad ascoltare di più i suoni americani.

Mi chiese cosa potevo consigliargli di leggere, perché, mi disse, ciò che gli passava sotto il naso a scuola lo irritava. No, forse disse proprio che l’insegnante d’italiano gli rompeva i coglioni.
Anch’io all’epoca insegnavo già. Lettere alle scuole superiori, come per il resto della mia vita. Ma, incapace come sono sempre stato di consigliare un autore della tradizione patria, gli suggerii Incontriamoci a Moontown di uno scrittore americano minore: Jay Gummerman. Un minimalista.

E lì, probabilmente, causai il danno. Irreparabile.
Perché non so se il ragazzo scrivesse già prima, ma aveva talento da vendere e col tempo lo tirò fuori. Sia per quanto riguarda il gusto musicale, sia per la scrittura.
Diventando uno dei giornalisti musicali più conosciuti in Italia.
E il libro in questione è il risultato della sua pluriennale collaborazione con la rivista Rumore.

mytunes77 canzoni commentate e collegate a momenti di vita, a frammenti di storia e a vicende della musica rock, pop, soul, punk, wave e disco; dai Kinks a Donna Summer e da John Fogerty ai PIL.
Una stralunata, personalissima e coltissima playlist che fa sparire quasi ogni altra pubblicazione del genere. Perché non è una storia del rock e non è un elenco dei settanta o cento o cinquecento o mille migliori dischi di sempre. Questa è la storia strampalata e divertentissima di una vita, anzi di più vite.

Sono cresciuto all’interno della mia collezione di dischi”, spara subito in apertura l’autore.
Una passione cui ha dedicato tutto, rinunciando anche ad una probabile e brillante carriera come tagliatore di teste alla FIAT. Un vero critico militante. Un intellettuale organico del rock’n’roll e dei suoi dintorni.
Ma che sa raccontare anche la vita e le storie degli altri.
Da quella di Fuffo, un commilitone napoletano del periodo trascorso al CAR durante la naja, che aveva trasformato il refrain di Fortunate Son dei Creedence in “Chillo lì, chillo lì, è nu guaglione fortunato”, alle vicende dell’incendio di Montreux che diedero origine e senso a Smoke On The Water, celeberrimo brano dei Deep Purple dal riff chitarristico neandertaliano.

Tante storie ed una scrittura intrise di musica, ironia, spirito sabaudo e fustigante capacità critica. Il tutto espresso nella forma del migliore minimalismo.
Senza fronzoli e senza orpelli. Verrebbe da dire senza pietà, ma anche senza la saccenteria che spesso contraddistingue chi si trova a rivestire i panni del critico o del giornalista. Pop music allo stato puro.

Nel leggerlo, mi è tornato in mente Lester Bangs1 e, anche se molti hanno cercato di scimmiottarlo, soltanto Maurizio Blatto è riuscito qui in Italia ad emularlo nello stile e nella capacità di raccontare un suono o un gruppo o una canzone.
Però, a voler fare il colto, mi viene anche in mente Marcel Proust e il suo universo in una tazza di tè; anche se qui la Recherche non ha inizio dal ricordo di un’infanzia a Combray, ma a partire da un’enorme autoradio a cassette.

Un modello ai limiti dell’immaginabile. Estraibile come tutte quelle dell’epoca, godeva di un insolito benefit: Se collocate le pile nell’apposito vano, poteva funzionare come walkman. La casa produttrice forniva anche una sorta di tracolla dagli eleganti colori gialli e neri per consentirne un utilizzo da passeggio. Diventava una specie di borsello con le dimensioni e la pesantezza di un tostapane. Una follia. Tu andavi in giro con questa bestia di metallo e potevi allegramente ascoltare le tue compilation su nastro. Non credo sia mai stato utilizzato in questa modalità. La guardai e pensai «Sarò io il primo»”.

Una Recherche rivisitata, alleggerita e condensata alla luce stralunata dei fratelli Marx, che potrebbe costituire, per chiunque ami il rock e i suoi sottoprodotti sociali e culturali, una delle migliori letture possibili per separarsi, almeno durante l’estate, dalle stronzate politiche, mediatiche e propagandistiche con cui il governo Renzi cercherà di ammorbarci la vita quotidianamente.
Al mare, ai monti o anche semplicemente rimanendo a casa propria.
Buona lettura!


  1. Giornalista musicale americano, nato nel 1948 e scomparso nel 1982, che ha letteralmente rivoluzionato il settore del giornalismo dedicato alla music rock. Ha collaborato con Rolling Stone, Creem, Village Voice e New Musical Express. I suoi scritti sono stati pubblicati in Italia da Minimum Fax e Arcana