di Emanuele Manco

Alberto Cola, Ultima pelle, Kipple Officina Libraria, 2010, pp.224, € 11,00(carta), € 3,50 (ebook)

MancoPelle.jpgLa fantascienza può servire a intrattenere raccontando buone e divertenti storie.
Ultima Pelle di Alberto Cola è un’ottima storia.
Quattro vicende, all’inizio divergenti, scorrono senza incepparsi, verso il loro intrecciarsi e convergere in una sola. Spiazzante la partenza presso i Tuaregh del Sahara? Forse. Non saranno veri i protagonisti, ma sono verosimili: frasi e metafore azzeccate li rendono reali, come le pagine calde del sole del deserto, aride di sabbia in gola.
Titanico e vibrante è Asad, Amenokhal delle tribù Tuaregh, che deve condurre il suo popolo in un conflitto che è necessario vincere per non morire per sempre, contro artefatti cibernetici che lo stanno sterminando.
Il narratore ha però altre pedine da muovere, altre linee narrative da fare convergere verso un punto di accumulazione.

In Perù, la letale mercenaria Elena Ugarte torna nella terra natia, al capezzale della madre morente, solo per scoprire che è necessario raddrizzare un torto. Una multinazionale, la Maufrais Pharmaceutique, si è insediata presso il villaggio di Ququipa, e quando i bambini hanno cominciato ad ammalarsi ha offerto il suo aiuto per le cure, ricoverandoli all’interno del suo centro medico.
Ma è un inganno, una mistificazione. A tutti gli effetti i bambini sono stati rapiti per fini misteriosi.
Da una Shangai che sembra ancora più futuribile e piena di contrasti di quella che conosciamo, partono altre resistenze, altri conflitti di chi non vuole arrendersi all’inevitabile. I costrutti, cloni di umani costretti a vivere una non-vita, sono come drogati da un particolare enzima. Non sono solo schiavi, ma anche fonte di una sorta di droga sintetica, l’Amaranth. Ma nonostante la loro condizione anche i costrutti hanno chi ne ha a cuore il destino, una fazione di ribelli molto agguerrita.
Arran invece è un ex campione di un gioco chiamato la Voliera, uno sport di squadra estremo e molto pericoloso. La sua vita è stata cambiata da un incidente sportivo e dalla voce di una donna di nome Eve. Non ha ben chiaro quale sia il suo nuovo percorso, e scopo della sua sotto trama è proprio questa ricerca, che insieme è soluzione di un mistero e crescita del personaggio.

Misteri su misteri nel romanzo. Dove e come, con quali espedienti e colpi di scena le trame si uniranno è una piacevole scoperta che lascio al lettore, che deve assolutamente immergersi nel romanzo, senza distrarsi, senza mollarlo per un istante: per fortuna è impossibile distogliersi dalla lettura.
Un primo punto di forza di Ultima Pelle è nella grande capacità evocativa della prosa scorrevole di Alberto Cola che riesce a descrivere personaggi e situazioni con poche frasi ben scritte, calibrate, con una corretta scelta di termini, senza mai eccedere in aggettivi ridondanti.
La lunga esperienza nel racconto ha dato a Cola l’abilità di cesellare tasselli ben curati, miniature che raccontano un momento e idee folgoranti. Sabbie del deserto, laboratori, centri di cura e tutte le altre ambientazioni sembrano materializzarsi davanti al lettore, diventando tangibili.
Ma se ogni pagina, ogni scena, ogni frammento di dialogo o vicenda sembra vivere di vita propria, è dall’accostamento finale che il romanzo trae forza. E Alberto Cola (premio Urania 2009) non delude, perché l’insieme è armonioso e il congegno della narrazione ben funzionante. Un romanzo vero, insomma.

L’altro grande punto di forza di Ultima Pelle è senz’altro l’attenzione non comune per gli outsiders, e l’assoluta mancanza di “eroi” se non loro malgrado. Molto spesso i narratori, allo scopo di raccontare storie che siano avvincenti ed emozionanti, hanno la vista lunga: in questo caso Alberto Cola centra temi molto importanti, come lo sfruttamento delle masse, delle risorse naturali come l’acqua, dell’eterna lotta tra poteri forti per il “profitto”, di cui fanno le spese i deboli e gli indifesi.
Non aspettatevi un trattato sociologico, bensì una narrazione che unisce attenzione e intelligenza al divertimento dell’avventura e dell’invenzione fantascientifica, senza dimenticare una forma letteraria la cui eleganza non è assolutamente inferiore a quella del cosiddetto mainstream.