di Daniela Bandini

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Alberto Cola, Goliath, Solid Books, pp.263, €12,99. Alberto Cola è nato a Tolentino (Macerata) il 30 novembre 1967. Suoi racconti sono stati pubblicati in varie antologie: I mondi di Delos (Garden), Futuro Europa (Perseo Libri), Strani Giorni (Millemondi Mondatori), Carri Futuri, Il ritorno del Re (Il Cerchio), Sette anni alieni (Solid), Il futuro nel sangue (R&D). Tra gli altri, ha vinto i premi Alien, Courmayeur, Akery e Future Shock.
Davvero notevole questo suo libro di fantascienza, sia nella trama che nella tecnica narrativa, ricerca insolita di una disposizione orientale, quasi geometrica, dello svolgersi degli eventi. Nel nostro caso una visione giapponese. Goliath è formato da 5 anelli, quanti sono i capitoli della storia. Inka (prendere fuoco), Seki (nel gioco de Go indica una posizione di stallo), K’ai ho (varco, opportunità), Hagakure (foglie nascoste), Tenoo (la via del cielo).


L’apertura del romanzo è quella caratteristica di un poliziesco, ma l’inganno dura un istante, viste le condizioni in cui è ridotta la vittima. C’è un ente sovrannaturale, lo Spettro, dotato di poteri immensi e una coalizione femminile di sorelle che rappresentano un altro Potere, capace di sconfiggerlo: quello costituito dalla capacità di fusione del mondo fisico con quello della percezione sensoriale, “il lato femminile del potere, la chiave della porta fra gli universi: se il Potere dell’uomo è spirituale e mentale, quello della donna è fisico e percettivo”. Un’altra figura in gioco è il Mistico, colui che è stato designato, al quale è negato cambiare l’indirizzo del proprio destino, e alla cui consapevolezza si deve lo svolgersi della trama.
Il Mistico è un ispettore, Kenzo, un mezzosangue italo-giapponese: qualcuno che a un certo punto della propria esistenza sa che non può ignorare quel lato profondo, doloroso e piacevole che è la consapevolezza di possedere un “modello di comprensione superiore”, in un campo o nell’altro. L’ispettore, che si aggira in una Torino autunnale del futuro non troppo remoto, vive fortemente il dualismo della sua posizione culturale, in una Torino dominata da clan fortissimi saldamente ancorati ai poteri forti, tra i quali spicca quello giapponese.
Quel senso di imbarazzo che prova l’occidentale verso questo popolo-stato, verso la gerarchizzazione assoluta dei rapporti sociali, esprime anche la sottile ammirazione per una vita contemplativa quasi schizoide, fatta di elementi che noi non riusciamo psicologicamente ad associare, come la cura e la ricerca di armonia nella disposizione affatto caotica di un giardino: “I piccoli sassi, le rocce più grandi, le felci, il muschio, vanno a confluire in un ordine naturale perfetto… In un giardino di questo tipo, tutto, persino il modo di far cadere la luce attraverso il posizionamento delle piante più grandi, è interessato allo scopo di creare il ki, l’energia intrinseca del giardino stesso”.
Il Potere è un esercizio che si può imparare, nell’educazione costante della ricerca contemplativa, nell’ascolto del battito dell’anima delle cose che ci circondano. Il Quarto Anello, la Quarta Maschera, il Quarto Potere, Suigetsu, il Riflesso. “Non esiste un nome adatto a me, non nel senso comune almeno”. Suigetsu è il nome scelto da lei stessa per rappresentarsi, non trovando altro modo per esprimere quel senso di destino e di trama che la avvolge. E sarà questa quarta figura femminile, il cui Potere raggiunge il massimo della forza anche in virtù degli estrogeni, il personaggio chiave della vicenda.
E Goliath? Molto sinteticamente il Goliath è “il luogo dove i due universi potranno incontrarsi”. L’universo costituito dalla materia e quello dell’antimateria, “legati da quelle misteriose entità che noi chiamiamo buchi neri… Un generatore, un varco, o soltanto un luogo artificiale dove ogni cosa è possibile…” Ma agli scienziati che cercano di capire il funzionamento di Goliath manca l’approccio psichico, mistico, che non riescono a cogliere. E lo Spettro intanto compie i suoi crimini atroci nutrendosi di fame d’aria, di paura, di panico, nella ripetizione ossessiva del delitto seriale, in attesa di un confronto che sia all’altezza della sua potenza. Perché non c’è soddisfazione quando le sensibilità divergono a tal punto da non avvertire più l’ebbrezza della conquista, l’attimo di immortalità che ti regala l’avere nelle tue mani il destino di una persona.
Interagire con i sentimenti, anche di terrore, ma allo stesso livello: “Kenzo vide gli incubi dello Spettro, le sue visioni che alimentavano mostri oppressivi e le personalità folli che ne dilaniavano i pensieri. Ne ebbe pietà, e quel sentimento si proiettò insieme al suo Potere sulla rappresentazione caotica dell’altro, battezzandone la negatività col soffio di un destino freddo come il ghiaccio. Per un istante Kenzo mostrò allo Spettro una vita diversa, sogni diversi; stava rischiando di impazzire nel tentativo, mentre la melma nera ribolliva dentro di lui cercando di soffocare quell’impeto di pietà per essa insopportabile…”

Il romanzo può essere acquistato presso la libreria on line LiberSapiens